Lamiranda sbotta in aula e Di Stefano se la ride
Cinque minuti scarsi che sinceramente ci saremo volentieri risparmiati: l’assessore Antonio Lamiranda che sbotta fuori microfono senza aver alcun diritto di parola, di fatto interrompendo arbitrariamente i lavori del consiglio comunale, e il sindaco Roberto Di Stefano che se la ride divertito.
Ma procediamo con ordine. Nelle scorse sere in aula consiliare all’ordine del giorno c’era l’Approvazione della revisione del Regolamento di concessione degli impianti sportivi comunali. La discussione stava proseguendo su toni civili, nonostante le posizioni differenti, quando il consigliere comunale del Pd Ernesto Gatti ha fatto notare un’anomalia nel testo. Al punto 4 denominato “Esistenza effettiva di servizi di inclusione sociale di politiche giovanili a beneficio della collettività” seguiva un elenco che parlava di “livello economico, disabilità ed etnia”. E proprio su quest’ultima parola è stato fatto notare, peraltro senza polemica ma con la premessa che forse si trattava di una disattenzione, che quella espressione era infelice e discriminante, e forse sarebbe stato meglio sostituirla con una più appropriata “nazionalità” oppure “cittadinanza”.
Ed è qui che è iniziato lo show di Lamiranda. Fuori microfono, e quindi in teoria non registrato, ha iniziato a sbottare e a interrompere in continuazione il consigliere Gatti. Da quanto intuito, perché altro non si può, l’assessore difendeva la parola etnia sostenendo che è nel dizionario italiano esattamente come razza. Gatti ha fatto presente che proprio quest’ultima è stata tolta anche dalla Costituzione, emendata con “nazionalità”.
Adesso, al di là del fatto se Lamiranda avesse ragione o meno (e sinceramente facciamo molta fatica a comprendere come si possa difendere a tutti i costi l’utilizzo della parola “etnia” quando, con il semplice buonsenso, può essere modificata e tolta da un documento ufficiale) è giusto porre l’accento sull’atteggiamento dell’esponente di giunta. Con le sue urla ha di fatto continuato a interrompere i lavori del consiglio. E, cosa grave, non aveva alcun diritto di parola in quel momento. Ma proprio nessuno. A confermare la sua prepotenza ingiustificata è stato lo stesso presidente del consiglio Davide Coccetti, non certo un simpatizzante del centrosinistra, che gli ha chiesto a più riprese di smetterla, arrivando a minacciare di sospendere il consiglio comunale.
E in tutto questo il sindaco Di Stefano, invece di avvicinarsi al suo assessore e dirgli semplicemente di piantarla con quel comportamento fuori luogo e fuori dalle regole della democrazia, non ha trovato niente di meglio da fare che sorridere e ridere in continuazione, provando perfino a celare il suo divertimento, abbassando la testa e coprendosi con la mano.