Tantissima gente presente al dibattito sulle ex aree Falck
Interesse e curiosità hanno creato un binomio di coinvolgimento tale da riempire la sala riunione di villa Mylius, con la presenza di un pubblico dei grandi eventi. Vedere così tanta gente per un dibattito di politica amministrativa è stata una piacevole sorpresa, con un preciso significato: i sestesi vogliono sapere quello che sta accadendo sulle ex aree Falck e, in generale, in tutta la città. La serata di dibattito pubblico poneva l’attenzione con una domanda semplice, efficace: “Cosa succede sulle Falck?”.
Tutto è nato dalla convocazione dei capigruppo da parte del sindaco Roberto Di Stefano, per informarli dell’ultima novità sulle grandi aree industriali dismesse e al centro di un progetto destinato a cambiare completamente il futuro della città, almeno nella parte Nord. Il sindaco informava che da parte della proprietà del terreno MilanoSesto è stata avanzata una richiesta d’incontrarsi per discutere di volumetrie in aumento rispetto a quelle già concordate.
Una notizia che ha avuto un’immediata reazione all’interno della stessa giunta con la presa di distanza da parte dell’assessore all’Urbanistica Antonio Lamiranda, che ha pubblicato un post per ribadire un no perentorio su tutte le richieste ed eventuali varianti. Una situazione che non dovrebbe passare inosservata all’interesse dei cittadini e per questo l’imprenditore Paolo Vino, con un passato d’impegno politico come consigliere comunale, ha chiesto a una dei responsabili del comitato Residenti Acciaierie Mazzini Silvia Cesati, di dialogare con i sestesi per. cercare di dare delle risposte, dando spazio a un incontro pubblico.
La serata ha confermato che gli intendimenti del dibattito erano centrati sia per la presenza numerosa delle persone che per gli interventi che ci sono stati. Paolo Vino ha fatto riferimento agli accordi di partenza del progetto elaborato da Renzo Piano e via via modificato secondo le richieste della proprietà spesso basate sul guadagno, tanto che le volumetrie a cui fa riferimento la proprietà sono quelle degli edifici privati. “Vogliamo accendere i riflettori su questa vicenda” ha detto Vino “dopo che si sono apprese le richieste di nuove volumetrie e riteniamo una richiesta assurda basata solo sul fatto del profitto. Con un gruppo di persone stiamo lavorando con il Comitato scientifico perché crediamo nella città del benessere ed è questo il motivo per cui mi sento di battermi, portando avanti l’idea dell’architetto Marzorati scomparso da poco e che credeva in questo progetto per migliorare la città”.
A seguire ha preso la parola Silvia Cesati, raccontando delle difficoltà a confrontarsi con l’amministrazione comunale sui problemi che i residenti stanno vivendo da mesi con rumori, inquinamento, pericoli vari e la prospettiva di trovarsi spuntare davanti alle proprie finestre grattaceli che mettono in ombra le loro case. Lo ha fatto con riferimenti documentati e con una conoscenza specifica anche nel rapporto con la società che opera sul terreno e che si è dimostrata disponibile a dare risposte ai loro problemi.
In definitiva un dibattito che ha centrato il tema della domanda e che ha smosso una certa indifferenza dovuta più che altro alla mancanza d’informazione, tanto che nell’ambito del dibattito è emersa la necessità di coinvolgere tutti i cittadini che già operano in gruppi o associazioni per portare a galla i problemi che dovranno essere affrontati in modo concreto anche perché di concreto da parte delle minoranze non si è materializzato molto, soprattutto per responsabilità della giunta Di Stefano che ha posto tutti i limiti possibili al dibattito pubblico dentro il palazzo comunale e nelle commissioni, togliendo spazio al confronto.
Le prossime elezioni amministrative non sono molto lontane e i sestesi hanno il diritto di conoscere esattamente come si procederà in futuro sulle aree Falck e se si recupererà quello che è stato detto che avrebbe dovuto essere alla base del progetto: una continuità con la città costruita tenendo conto della viabilità e delle strutture sociali. I cambiamenti apportati al progetto finora pongono diversi dubbi anche perché delle strutture sociali (scuole) sono state cancellate.