Le scorse elezioni di giugno hanno decretato la conferma di Silvia Sardone come europarlamentare, anche se di certo non deve ringraziare la sua Sesto San Giovanni. L’esponente leghista resterà, dunque, in carica per altri cinque anni grazie alle 75.004 preferenze ottenute (la volta scorsa furono 44.971) ma se può cantare vittoria per l’obiettivo raggiunto, di certo non può essere contenta di come i suoi concittadini l’hanno giudicata. Sardone, infatti, ha convinto 1.803 sestesi a scrivere il suo nome sulla scheda, quando nel 2019 furono 3.817. Conti alla mano sono ben in 2.017 a non averle rinnovato la fiducia. E non sono per nulla pochi, anzi.
Ora, a distanza di qualche mese e a bocce ferme, proviamo ad analizzare cosa è realmente successo e capire come sia stato possibile questo crollo verticale in città. Il primo impulso sarebbe quello di puntare il dito contro la scarsa affluenza, ma non sarebbe corretto dato che non esiste regola in grado di stabilire se chi ha disertato siano elettori di centrodestra o centrosinistra. Invece c’è da prendere atto che gli elettori sestesi della Lega hanno dato ben 825 preferenze al generale Vannacci, e questi possiamo ragionevolmente credere che siano voti sottratti alla Sardone. I voti smarriti, però, sono ancora tanti: 1.192.
La gente non perde tempo a scrivere il nome, potrebbe essere un altro argomento a difesa del risultato negativo. Ma allora come si spiegano i 3.011 voti presi da Cecilia Strada, i 2.275 di Giorgia Meloni , i 1.162 ottenuti da Ilaria Salis e i 1.247 da Giorgio Gori? No, i sestesi hanno espresso eccome il loro gradimento e Sardone non è stata premiata.
Eppure a livello di Circoscrizione l’europarlamentare ha aumentato le preferenze rispetto a cinque anni fa. Come si spiega? Se la bocciatura è arrivata dai sestesi potremmo azzardare un concetto: se si ha che fare in prima persona con il suo modo di intendere la politica allora non si crede in lei. Della serie: se la conosci la eviti.
Ultimo, ma non perché meno importante, c’è un altro aspetto da prendere in considerazione: il comportamento schierato e fazioso del sindaco Roberto Di Stefano che non si è risparmiato nell’appoggiare la sua ex moglie. Questo modo di utilizzare una posizione privilegiata, come quella di primo cittadino, per fare campagna elettorale a favore di qualcuno molto vicino, anche se è un atteggiamento lecito è quantomeno discutibile. Nei giorni precedenti al voto la consigliera comunale Soad Hamdy fu l’unica a livello istituzionale ad avere apertamente criticato le foto di Sardone su due copertine del giornale “Notizie in Comune”, ma a quanto pare molti sestesi si sono dimostrati d’accordo con lei, e l’hanno manifestato nel segreto della cabina elettorale. E così il risultato per Di Stefano è stato quello di aver scoperto che, numeri alla mano, non solo non avrebbe più la maggioranza in città, ma anche che le sue indicazioni di voto personali non sono per niente seguite.