In queste settimane assistiamo alla potatura impazzita di molte piante per le strade di Sesto San Giovanni. Una normale manutenzione fatta passare per qualcosa di eccezionale.
Forse perché chi amministrava prima, potava poco o niente? Suvvia, siamo seri! Evitiamo di essere ridicoli con queste continue comparazioni che non hanno senso. Si amministra e si è giudicati per ciò che si fa e per il modo in cui lo si fa. La differenza la fa programmazione che è cosa diversa da ciò che sta succedendo. Oggi, questa esibizione sembra più frutto della classica strategia pre-elettorale che di una sana e seria programmazione.
Ordinaria amministrazione, non dimentichiamolo, solo di questo si tratta. Altrimenti la Politica di facciata come quella che da ormai quattro anni stiamo subendo a Sesto San Giovanni diventa la normalità dell’amministrare. Non è così.
Dopo essere stato eletto, ogni sindaco, di qualsiasi schieramento, pronuncia la solita e retorica frase fatta “Sarò il sindaco di tutti e non solo della mia parte politica”.
Mai bugia più grande fu pronunciata e comunque certo queste parole non si addicono all’attuale sindaco Roberto Di Stefano. I suoi atti politici lo dimostrano: evidentemente non è stato e non è il sindaco di tutti. Certamente non lo è più della coalizione che al ballottaggio gli ha consentito di vincere, e forse non lo è nemmeno di una parte dei sestesi che avevano creduto in lui. Uomo divisivo, “virtù (sic) dei deboli”, il primo atto che ha compiuto è stato quello di sfrattare le storiche associazioni dalle loro sedi, compresa Emergency che oggi maldestramente tenta di celebrare.
Non si è vergognato di concedere Spazio Arte (negata all’Anpi) ai nazifascisti di Casapound per una iniziativa pubblica. Ha fatto spallucce sulla richiesta della cittadinanza onoraria alla Senatrice Liliana Segre, in una città come Sesto che ha lasciato nei campi di sterminio centinaia di suoi cittadini vittime del nazifascismo. Ha ridotto le celebrazioni del 25 aprile ad un rituale burocratico, ha tagliato i finanziamenti e ha perfino deciso di non deporre più le corone presso le lapidi che ricordano i nostri martiri.
Come se non bastasse, ha svenduto il patrimonio pubblico e ha regalato spazi (villa Puricelli Guerra) per pochi centesimi ad aziende come Aler. Non ultimo perché si potrebbe andare avanti in un elenco infinito, ha sottoscritto una convenzione quarantennale con privati per ristrutturare la piscina scoperta Camen Longo senza nessun introito per il Comune, senza alcuna voce in capitolo sulle modalità di gestione, sui costi per accedere.
Collaborare con i privati non solo è fattibile ma è sempre auspicabile. Ma bisogna saperlo fare nell’interesse della collettività, senza regalare per moltissimi anni la gestione incontrollata del patrimonio e dei servizi. Qualche suo fante senza scarpe (stile soldati di Mussolini in Grecia), difende l’operato del sindaco, affermando che, in fin dei conti, questi privati si accollano la ristrutturazione. Vero, in cambio di una estrema libertà nella gestione del patrimonio pubblico, senza alcun controllo. Chi amministra e gestisce il patrimonio pubblico non deve dimenticare che sempre – e dico sempre – la tutela dello stesso ai fini strutturali, dei servizi e della consistenza economica deve prevalere su ogni altra cosa. Pertanto il compito è quello di unire la riqualificazione di strutture o di pezzi di città, ad un interesse durevole, consistente e senza distrarlo dal patrimonio in possesso. Bisogna evitare di fare regali, chiunque sia l’interlocutore. Che sia un privato o un’associazione farlocca poco cambia.
Nessuno può permettersi di fare regalie ad associazioni o gruppi che non riescono a stare in piedi con le loro gambe gravando sui cittadini. Il compito di una buona amministrazione è quello di lavorare affinché le associazioni non muoiano, promuovendo politiche attive di agevolazioni e di sostegno in base alla caratura sociale e culturale che esprimono. Una buona amministrazione dovrebbe lavorare affinché le associazioni raccolgano le sinergie e uniscano le forze e insieme diventino un punto di riferimento per la città anche nell’articolazione di servizi. Questa si chiama politica!
Ora c’è la straordinaria opportunità del PNRR, che non va dispersa in interventi estemporanei, senza finalità dediti soprattutto alla propaganda elettorale. Una amministrazione seria dovrebbe coinvolgere la città intera nelle sue articolazioni politiche, sociali, culturali, imprenditoriali, sindacali per stilare un programma strutturale.
Il Consiglio Comunale, ridotto da questa a maggioranza e dal Presidente Fiorino ad una succursale della giunta, senza potere (umiliando il ruolo degli eletti) dovrebbe essere il luogo primario della discussione, elaborazione e gestione dei programmi. IL PNRR deve servire alla città e non alla propaganda spiccia della maggioranza. Noi non ci facciamo ammaliare e condizionare dai post propagandistici del sindaco e degli assessori, ormai ripetitivi e noiosi: ribatteremo punto su punto ai comunicati non veritieri, saremo in mezzo alla gente a costruire proposte fattibili e necessarie alla città. Continueremo ad essere vigili nel rintuzzare la politica sciagurata di questa maggioranza, che tanti danni ha recato e sta recando a Sesto.
Lanciamo una sfida alla destra e un appello a tutte le forze politiche sociali, ai cittadini scontenti, alle realtà associative per non disperdere le forze e unirsi per far calare il sipario su questa dannosa amministrazione. Solo così potremo sperare di avere una Sesto San Giovanni nuova, operosa, accogliente, pluralista. Una città che guarda al futuro rispettando il suo passato.
Paolo Vino