Astensionismo, il vero avversario da sconfiggere
Ma esattamente cosa significa fare politica al giorno d’oggi? È un dato di fatto che quasi il 50% degli italiani non va a votare ed è una percentuale che rischia pericolosamente di aumentare senza che nessuno si ponga il problema del perché. Chi vince esulta senza riflettere su quante poche persone gli abbiano dato fiducia, chi perde sottolinea la scarsa affluenza alle urne senza pensare a come porre un freno a questa deriva, tanto la prossima volta, se va bene, toccherà a lui beneficiarne. E così succede che la politica di oggi sta foraggiando il più grande partito che abbiamo, anzi il più grande partito di sempre. È bipartisan e a quanto pare, per quanto venga attaccato, non dà fastidio a nessuno. Si chiama astensionismo. Proprio così. La politica si sta abituando alla sua presenza e questo non va bene per nulla. Eppure bisogna trovare il modo di fermare questa emorragia, non si può accettare passivamente una situazione in cui si registra la mancanza di fiducia nei partiti e nei politici. Una realtà che non lascia prigionieri perché interessa le europee, le nazionali, le regionali e perfino le amministrative, dove la gente dovrebbe avere un attaccamento maggiore, visto che si parla di governare il Comune in cui si vive. E allora proprio dal basso si deve tornare a fare politica, Già a livello comunale le persone vanno indottrinate. Bisogna spiegare loro che si devono documentare e soprattutto devono sapere il compito che stanno andando a svolgere, nel caso fossero eletti. C’è bisogno di consapevolezza, è necessario che la politica sia passione, impegno, serietà e preparazione. È un lavoro la politica e come tale va considerato. Non ci si improvvisa, si deve studiare perché la politica è fatica. Altrimenti domani chiunque si può alzare e dire: “vado a fare il medico o l’architetto”. Serve conoscenza e responsabilità. Invece a prevalere è sempre più spesso l’ambizione. Non è un segreto che amo Sesto San Giovanni e da anni mi sto impegnando per il suo bene e per un suo futuro migliore. E proprio l’amore verso questa città deve guidare tutti coloro che si vogliono candidare tra due anni e mezzo. Non la poltrona in giunta o la sedia in consiglio comunale senza sapere la responsabilità che quel ruolo comporta. Se qualcun ambisce a una carica per riempirsi la bocca di quel titolo si faccia da parte, fin da subito. Lasci stare perché sta insultando la politica e il valore che rappresenta. Se davvero vogliamo sconfiggere l’astensionismo, obiettivo che mi pongo ancora prima dell’essere eletto, serve amore, responsabilità, applicazione, competenza e voglia di conoscere davvero cosa ci aspetta una volta eletti. Tutte doti che però vanno trasmesse a chi ci deve votare. Non si va a chiedere la fiducia nella speranza di apparire simpatici; si va a chiedere la fiducia convincendo l’elettore che sta mettendo la sua città nelle mani giuste di chi sa cosa fa, di chi crede in cosa fa. E allora si potrà davvero dire che la politica ha sconfitto l’astensionismo.