Nostalgia di cosa?
Riceviamo e pubblichiamo
Egregio direttore,
la sindrome del revisionismo storico negazionista colpisce soprattutto chi ignora la comprensione del testo custodendo la testa fuori dal contesto. Colpisce una generazione invaghita di maleducatori professionisti. Nostalgia di chi? Di che cosa? La nostalgia è un sentimento nobile ma pericoloso. Può farci rivivere i momenti più belli della nostra vita, vissuti con passione. Il ricordo di un amore, di un amico, di un successo personale o condiviso, momenti di festa, viaggi e storie che rimangono per sempre. Ma come è possibile che tante persone, tra le quali molti giovani, si dichiarino “nostalgici” di un periodo della nostra storia che, per motivi anagrafici, non possono aver vissuto neanche per un secondo ciò di cui dicono avere nostalgia? Cattivi maestri o solo cattivi pensieri? Masochismo? Mancanza di carattere o di studio e spirito critico? Nostalgia di un periodo di libertà negata, di discriminazione di genere e razziale, di presunto ordine pubblico ottenuto a suon di manganello e olio di ricino, di sfruttamento sociale, di propaganda “dell’uomo forte”, di guerra, di sterminio. Qui non si tratta di scegliere per quale squadra tifare, né di stabilire se gli “ismi”, a cui qualcuno fa riferimento, siano migliori quelli di destra o di sinistra. Qui si tratta di contenere il declino di un’epoca decadente in cui i valori devono essere riscoperti, se mai già lo fossero stati.
Giorgio Floridi