(f.p.) Sesto ha cancellato il 68,8 per cento del territorio comunale per edificazioni. Lo studio è dell’Istituto superiore di protezione ambientale, che annualmente monitora il consumo di suolo in Italia, piazzando la ex città delle fabbriche all’undicesimo posto. Una consolazione: in Lombardia il primo comune più cementificato è Lissone, con il 71,3 per cento di consumo del suolo, al settimo posto in Italia. I confronti sono stati fatti sui rilievi iniziati negli anni Cinquanta, e poi negli anni Settanta, fino ad arrivare all’ultimo del 2021. Anni in cui si vedono le distese di verde assottigliarsi sempre di più.
Paradossalmente a Sesto c’erano le grandi fabbriche che occupavano un terzo del territorio e che sembravano destinate a “bonificare” l’ambiente con il recupero di standard a verde. Tutto svanito, con una prevalenza di progetti che sacrificano il verde alle edificazioni di palazzi e palazzine. Uffici e appartamenti privati. Così la trasformazione in negativo del territorio continua, sulle grandi opere come sui piccoli spazi che vedono spuntare palazzi al posto di fabbriche e laboratori artigianali. Una inarrestabile corsa alla cementificazione del territorio.
Nel tempo sono cambiate le leggi, rendendo edificabili zone agricole o paesaggistiche sacrificati alla costruzione di edifici residenziali e uffici, molti rimasti inutilizzati per mancanza di mercato. A Sesto abbiamo molti di questi esempi con interi palazzi-uffici disabitati in viale Italia, viale Marelli, angolo 24 Maggio, via Gracchi sul confine con Cinisello, viale Edison. Eppure si continua a prevedere altri palazzi sia commerciali che residenziali. Così all’insegna di “Sesto futura” e “Stile Milano” avanzano i grandi operatori privati che decidono tutto in base ai propri interessi, con i permessi della pubblica amministrazione che non pone nessun vincolo alla tutela del territorio, aiutati da leggi regionali che hanno sdoganato ogni possibilità ”speculativa”.
Tutto basato su deroghe che in passato i PRG (piani regolatori generali) non prevedevano perché avevano dei limiti rigidi e prima di apportare una variante si incaricavano professionisti per studiare bene il territorio e capire se (e dove) concedere dei cambiamenti urbanistici, con le varianti al Prg. Oggi tutto è più facile con il Pgt (piano di governo del territorio). Così facile che i grandi investitori a loro piacimento, con il benestare dell’ente pubblico, redigono i progetti e li presentano con tanto di rendering illustrati formato cartolina con edifici pieni di fiori, viali con tanti alberi, bambini e adulti che camminano felici: insomma un pezzo di città meravigliosa, che fa scattare la parolina magica “rigenerazione”.
I politici continuano ad avallare queste presentazioni, che vanno avanti da anni, elogiando la “rigenerazione” tra le più importanti a livello europeo. I sestesi s’interrogano su questa magia che dovrà cambiare la città e vorrebbero sapere qualcosa di più ma le notizie passano con il contagocce. Come sono lontani i tempi di quando la Falck voleva attuare le prime trasformazioni delle aree dismesse, preparando un plastico che fu esposto a Spazio Arte, con tanto di convegno e confronto tra cittadini, esponenti politici, sindacati.
Ora filtrano periodicamente promesse di inizio lavori che puntualmente sono disattesi e si concretizzano passaggi di proprietà o subentri di partner in quella che rimane la più grande operazione, con oltre 600 milioni d’investimenti, per un indotto di oltre un miliardo e mezzo. L’ultima notizia filtrata sui giornali economici è che Hines avvia i lavori su Unione 0, dopo le ultime operazioni che vedono la società Redo occuparsi dell’edilizia convenzionata pari a 27mila metri quadrati, dopo che sarebbero stati terminati i lavori di bonifica. Entro sei mesi dovrebbero partire i cantieri.
L’investimento generale prevede 129mila metri quadrati lorda costruita con residenze in affitto, studentati e spazi direzionali. In questa operazione, in base a quanto pubblicato sui giornali, il tutto sarà realizzato dal fondo immobiliare Unione 0 gestito da Prelios con la partecipazione di Hines e Cale Street, società immobiliare sostenuta dal Kuwait InvestmentAuthority, un fondo sovrano del Kuwait. Ovviamente chi ha in mano la gestione complessiva di tutta l’operazione ricorda che tutto avviene con il dialogo “proficuo” degli amministratori della giunta Di Stefano che ha rilasciato da poco i permessi per lo studentato e altri permessi in fase di istruttoria finale. I lavori previsti dovrebbero essere terminati entro tre anni. Ma anche tre anni fa si dicevano cose analoghe.
A dare importanza a tutti questi investimenti privati si porta sempre come giustificazione la Città della salute e della Ricerca, voluta fin dai tempi della giunta Oldrini e dalla regione Lombardia con il “celeste” al comando. E via ai numeri che il progetto complessivo genera con migliaia di impiegati, hotel di 300 camere, studentato per 700 posti letto, residenze di affitto libero per 480 persone sul mercato libero, ecc…Tutto questo avverrà nell’indifferenza delle richieste dei cittadini della zona che da anni si battono per difendere il territorio da una colata di cemento e da un aumento del traffico già caotico senza che nessuno li ascolta.
Tuttavia i Residenti Acciaierie Mazzini vanno avanti con la loro battaglia e ribadiscono i contenuti della protesta: “Dopo l’annuncio di Hines di avvio costruzione degli edifici di Unione, che – ricordiamo ai distratti – sono nell’ordine: lo studentato di 15 piani per 700 posti letto; il palazzo direzionale di Banca Intesa di 17 piani; l’Hotel di 19 piani con 300 stanze; blocco uffici di 10 piani; 4 blocchi di residenze in affitto a mercato libero per 480 unità residenziali il nostro rinascimentale assessore all’Urbanistica esce con il solito ed ennesimo post auto incensante. Ma perchè, invece noi, rispetto al fatto che avremo per anni un enorme cantiere aperto in casa, gru che lavorano incessantemente per far crescere volumetrie di cemento, maestranze che vanno e vengono, non siamo così entusiasti?”.
I sestesi si aspettano una risposta chiara dagli amministratori. L’aspettano da anni. Se non c’è niente da nascondere perché non si organizzano incontri di quartiere dove esporre le ragioni dell’una e dell’altra parte? Forse per non disturbare il manovratore? Ma qualcosa si muove: il Comitato scientifico per Sesto capitale, costituitosi da pochi giorni, ha smosso l’immobilismo amministrativo e della comunicazione ed ora ci saranno proposte che i cittadini potranno conoscere e giudicare, aprendo uno spiraglio sull’intera vicenda delle ex aree Falck. Anche questo serve a battere l’indifferenza dell’ente pubblico.
Franco Pontoriero