A poco più di tre mesi dalle elezioni amministrative, il “grande assente” dal quadro politico sestese è il Partito Democratico. Quello che è il principale sfidante della coalizione uscente sta ancora lavorando dietro le quinte per presentare la “formazione” che sfiderà Di Stefano e soci.
Certo, la pandemia ci ha abituato a campagne elettorali ridotte al minimo come quella di Milano nel settembre 2021 (e non è detto che questo sia un male) ma la sensazione è che l’unita nel cosiddetto polo di centrosinistra sia tutt’altro vicina.
Gli incontri tra le forze politiche di opposizione si sono infittiti nelle ultime settimane ma è evidente che i dem – almeno a Sesto – abbiano ormai smarrito quella capacità di essere catalizzatore e collante di coalizione.
Ma cosa succederà se il centrosinistra non dovesse riuscire a presentarsi con un progetto comune? Ovviamente le chance di riconferma per Di Stefano aumenterebbero e si potrebbe profilare una clamorosa seconda sconfitta per il centrosinistra. Clamorosa non tanto per lo stantio ritornello di Sesto Stalingrado d’Italia quanto perché – seppur con percentuali minime – il PD è tornato da qualche mese ad essere il primo partito a livello nazionale, almeno nei sondaggi.
Ma si sa, nelle città come Sesto San Giovanni le logiche nazionali non sempre si possono applicare a livello locale. Se il nome del candidato sindaco sembra ormai quello di Alberto Bruno (dopo che erano circolati altri presunti candidati come Umberto Leo).
Tra le ipotesi più probabili c’è quella di un asse PD-5 Stelle con altre forze al seguito come Italia Viva ma quello verso le elezioni più che un cammino sembra un grande cantiere ancora aperto. Tante, forse troppe, sono ancora le incognite per una forza politica che è chiamata a riprendersi subito la guida della città dopo il flop del 2017.