Lo si scrive e si ripete ogni anno: non bisogna dimenticare. Tanto che a qualcuno, forse, questa frase sembrerà ormai vuota di significato. Non è così.
Perché basta guardarsi intorno per leggere notizie che ci impongono proprio di non dimenticare.
E il fatto che non riguardino la nostra città non ci deve far pensare ad un problema distante, né a qualche caso isolato. Perché poche ore fa, in provincia di Livorno, un ragazzino di 12 anni è stato insultato, picchiato e preso a sputi da due ragazzine perché ebreo.
“Il bambino – si legge sulla pagina Facebook del Comune di Campiglia Marittima – è stato aggredito, insultato, preso a calci, colpito da sputi. E autrici di questo grave atto sono state due ragazzine di 15 anni, motivate dal fatto che il bambino è ebreo”.
Non contente, le due bulle oltre ad aver picchiato il dodicenne e avergli sputato addosso avrebbero aggiunto: “Ti mettiamo nel forno”.
Un caso isolato? Nemmeno per idea.
Ecco perché noi a Sesto San Giovanni, città medaglia d’oro al valor militare, per il contributo alla Resistenza non possiamo girare la testa dall’altra parte o derubricare il tutto a qualche sporadico caso. Noi siamo chiamati a non disperdere la straordinaria eredità che ci hanno lasciato personaggi come Peppino Valota, presidente Aned di Sesto e Monza, scomparso nel novembre scorso, che ha dedicato tutta la sua vita proprio affinché gli orrori del nazifascismo non venissero scordati da chi ha la memoria troppo corta.
Come disse una volta Primo Levi:
L’Olocausto è una pagina del libro dell’Umanità da cui non dovremo mai togliere il segnalibro della memoria”